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Venerdì, 29 Marzo 2024
Raffadali

"Estorsione e usura a due donne", avvocato assolto in appello

Cancellata la condanna a 2 anni e 6 mesi decisa in primo grado, restituito appartamento posto sotto sequestro

Non minacciò una donna in difficoltà economiche di toglierle la casa né pretese la restituzione di un prestito a tasso usuraio: la Corte di appello di Palermo ribalta la sentenza di primo grado e cancella la condanna a due anni e sei mesi di reclusione, per le accuse di estorsione e usura, inflitta dal gup Alessandra Vella all’avvocato Antonino Bruno Gallo, 54 anni, di Raffadali.

I giudici, ai quali si erano rivolti i difensori, gli avvocati Antonino e Vincenza Gaziano, hanno anche disposto il dissequestro e la restituzione di un appartamento al quale erano stati apposti i sigilli. La vicenda giudiziaria scaturisce da una denuncia di una conoscente che sosteneva di essere stata costretta a restituire i soldi di un prestito con tassi troppo elevati, al di sopra del tasso di usura. L’inchiesta si allarga dopo un controllo della Guardia di Finanza che nel 2012 denunciò il professionista ritenendo che fosse un evasore totale. 

Una donna di Raffadali, in precedenza, l’aveva accusato di avere preteso interessi particolarmente elevati a fronte di un prestito di denaro ricevuto. Le Fiamme Gialle avviarono un’ispezione che passò al setaccio i cinque anni precedenti dell’attività lavorativa di Gallo. Oltre ai provvedimenti tributari ne sono scaturiti quattro capi di imputazione. Il primo era relativo all’evasione di imposte per 54mila euro, relativa al 2010, ed è stato escluso dal giudice già in primo grado. Gallo, inoltre, dal 1993 al 2010, era accusato di avere prestato dei soldi a una donna in grave stato di difficoltà economiche pretendendo la restituzione del denaro – circa 40 mila euro – con un tasso di interesse del 35 per cento, a tutti gli effetti usurario.

La stessa raffadalese, secondo l’ipotesi accusatoria che non ha retto al vaglio del processo, sarebbe stata vittima di estorsione perché l’avvocato Gallo l’avrebbe costretta a dargli 9mila euro con la minaccia che, in caso contrario, avrebbe partecipato all’asta giudiziaria acquistando la sua casa. La difesa ha sostenuto che si è trattato di un normale contenzioso, “mediato anche da un avvocato civilista” e che non c’era stata alcuna richiesta indebita. Un’ulteriore accusa di usura scaturiva dalla denuncia di una cliente alla quale sarebbero stati chiesti degli interessi esorbitanti relativi alla parcella per una prestazione professionale. 

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